Pordenone. Muore e dona gli organi: l’atto d’amore di Kevin, ragazzo down

PORDENONE (14 aprile) – «Era un ragazzo speciale e io sono stata fortunata ad averlo avuto con me per tredici anni». Kevin Braido aveva 13 anni e viveva a Nave di Fontanafredda. È morto al Burlo Garofalo di Trieste tre giorni prima di Pasqua a causa di una trombosi celebrale. Un dolore immenso per i genitori, ma anche un grande segno di solidarietà: tutti i suoi organi, cuore, cornee, fegato, polmoni e reni, salveranno la vita ad altri 5 bambini. Un espianto completo anche se Kevin aveva la Sindrome di Down che comunque non impedisce di donare gli organi. Si tratta in ogni caso del secondo trapianto di organi da una persona Down effettuato nell’area del Nit (North italian transplant) che comprende Friuli, Veneto, Lombardia, Liguria, Marche e Trento.

La mamma Rosy, che ha lasciato la fabbrica per seguire Kevin da quando è nato, ha la voce ferma quando racconta la quotidianità di un tredicenne che «amava lo sport ed era amato da tutti i compagni e dagli insegnanti». Frequentava la 2B alla scuola media Italo Svevo a Fontanafredda. «Un ragazzo autonomo, molto intelligente e affettuoso, dotato di un carattere forte». È stato il papà Renzo, titolare di una ditta artigiana, a voler rendere noto il gesto che ha permesso di salvare cinque bambini; e lo ha fatto via web scrivendo poche righe per raccontare una storia che di righe ne merita molte di più.

«Diventeremo nonni fra 15 giorni – spiega mamma Rosy – grazie all’altro figlio Michael di 26 anni. Kevin era molto orgoglioso di questo nipotino che aspettava con ansia e diceva a tutti che sarebbe diventato zio di un bambino che si chiamerà Mirco».

Kevin era un bimbo sano, non aveva mai avuto nulla di serio e quando il medico del Burlo ha chiesto ai genitori se volevano donare gli organi del ragazzino, la mamma è rimasta senza fiato. «Sono rimasta impietrita. Poi una suora, il giorno prima che Kevin se ne andasse, mi ha detto “mamma Rosy si ricordi che dopo tre giorni non ci siamo più”. Ho pensato alla vitalità di Kevin. Ho pensato che non volevo che finisse così. Sapere che in qualche posto c’è una parte di lui che continuerà a vivere mi ha fatto decidere».

Kevin stava male da qualche giorno, i sintomi facevano pensare a un virus intestinale, quando le sue condizioni si sono aggravate. Mamma e papà sono rimasti sempre al suo fianco, fino al giorno in cui gli sono stati espiantati gli organi. E il padre Renzo sottolinea la volontà di rendere nota questa storia triste e generosa «soprattutto per dimostrare a tutte le persone che hanno pregiudizi nei confronti dei disabili che anche queste persone sono capaci di grandi gesti». La vita di Kevin è stata piena: gite al mare, in montagna e le estati a Bibione, «dove tutti lo conoscevano – ricorda la mamma -. Faceva Judo e lo scorso novembre era diventato campione nazionale della sua categoria, ma amava anche andare a cavallo e nuotare».

Il migliore amico di questo tredicenne speciale era Toby, un bastardino che lo accoglieva facendogli le feste ogniqualvolta Kevin rientrava a casa. «Quando sono tornata, dopo 14 giorni di ospedale, Toby mi è subito saltato addosso e poi si è guardato attorno. Allora gli ho detto che Kevin non c’era più. Sembra impossibile, ma secondo me ha capito. Si è messo in un angolo ed è rimasto immobile a lungo in quel cantuccio».

Stasera, alle 20.30, sarà recitato il Rosario nella chiesa parrocchiale di Nave di Fontanafredda. I funerali di Kevin saranno invece celebrati domani alle 15.30 nella stessa chiesa.

Susanna Salvador

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